lunedì 29 ottobre 2007

4 MILIONI

Circa quattro milioni di precari in Italia e naturalmente non c’è nulla di cui lamentarsi visto che sono pochi rispetto ai circa 23 milioni di unità di forza lavoro. Il solito ritornello dice di esser contenti, ma chiunque abbia un briciolo di buon senso e di accortezza verso le dinamiche in gioco sa che questi numeri sono destinati a salire, visto che siamo solo all’inizio, e che l’altra fettona di lavoratori attende e vede quella scure sopra la sua testa, pronta a tagliate con il passato, con quel passato di conquiste che ha regalato alla manovalanza italiana un minimo di dignità.
La strada doveva essere in salita, ma l’imperativo di oggi guarda di nuovo al ribasso, e gli sforzi degli statisti tendono l’occhio ai vecchi contratti, troppo esosi e pretenziosi, da azzerare, modificare, magari potendo, mettendo mano anche sulla costituzione.
L’imperativo è : “.. l’azienda Italia deve diventare competitiva“. Come, anche il più stupido è in grado di capirlo.

Ora mi domando, domando a questa nuova realtà che via via va oggettivandosi con ripercussioni sociali e comportamentali e che comunque ha avuto modo di fiorire grazie a condizioni favorevoli, domando alla comunità, ben definita dei precari di oggi :
Siamo sicuri che a risolvere i nostri problemi saranno proprio quelli che a braccio teso ci tengono con la mano stretta sul collo ?
Pensiamo che questa elite sarà disposta a piegare un po’ il braccio per avvicinarci e magari anche a mollare un po’ la presa ?
Pensiamo forse che qualche araldo della politica, sulle ali dei nostri ideali, sarà così ardito da puntare i piedi per cercare di piegare questo braccio, che è il cartello di una nuova ed ulteriore alienazione ?
Pensiamo forse che questo potere di tecnici speculatori e questo o il prossimo governo, suo servo ed alleato, saranno disposti a mollare, magari un centimetro, invece di cercare qualunque via per annientare ogni possibilità di appiglio che ci resta ?
Quattro milioni di unità sono già in scacco, con addosso la paura di perdere anche quel poco, con la speranza che qualcuno li aiuterà.
A tutto questo risponderei che c’è bisogno di darsi da fare e che il terreno sul quale si sta crescendo dovrà essere lavorato con cura e fatica, magari anche dissodato e mondato dalle impurità, rinnovato e soprattutto concimato con una nuova e forte e chiara idea di futuro. “ Forte e chiara idea di futuro “, perché sono in molti ad avere “futuri” pronti e confezionati per noi e pronti a propinarceli approfittando delle nostre incertezze.
L’adunata dovrebbe essere già suonata da parecchio, ma trova le file vuote forse perché il vecchio buon senso ci chiede ancora tempo e speranza ; ….. ma è giusto buon senso aspettare che chi ha il culo al caldo a 15000 euro al mese si rimbocchi le maniche per noi con il rischio di esser magari espulso dalla casta dei privilegiati ?
Per ora quattro milioni ; ….. tremerebbero se ci sapessero accorti, pronti e sensibili alle tremende lotte passate per la conquista della dignità ; pronti, liberi dalla paura e dai vecchi schemi, attenti alla realtà di tutti, con la nuova forza di giuste aspettative non più sperate, ma pretese. Quattro milioni con una nuova coscienza a sicurezza di tutta quelle serie di pronosticati bersagli deboli della società, pronti ad esser messi a segno dalla amichevole mano del Mercato, quattro milioni che in uno slancio verso il futuro diventano la forza detentrice di tutti.
Precariato nasce come frattura da quel minimo di stabilità conquistata con un secolo e mezzo di lotte; precariato vuol dire chiusura con quel passato, fine con quel poco di certezza e presenza di nuovo dubbio e nuove paure ; precariato non è contingenza storica, ma necessità imperante del mercato.
“ Hanno pensato a fondo come fregarci, ma hanno fatto un grosso sbaglio, …. ci hanno dato un nome e una nuova identità , e grazie a questa ci riconosceremo, ci muoveremo, combatteremo e riscattato il nostro destino e la possibilità di scelta, rinasceremo ".