sabato 12 maggio 2007

Realtà nella coscienza

All'inizio lo dissero riferendosi alle grandi fabbriche e manifatture, oggi, nel post industriale, diciamo che il capitalismo arrogante, l'economia globale, discriminante e svilente, le aspettative depresse, le aspirazioni congelate, i co.co.co., i gironi dei call center, i contratti a termine e tutto l'orizzonte che tiene alta la produttività, ma che porta al ribasso la dignità dell'uomo, fondano la loro esistenza proprio nella "miseria di una classe"; ...... fintanto che questa classe non riconoscerà sè stessa.

venerdì 11 maggio 2007

La poesia di Ernesto

Mi sta a cuore una poesia, una dolcissima poesia scritta da un uomo del nostrto tempo, un uomo che si imbattè in problemi che riguardano ancora l'oggi, forse i nostri problemi, ma che nascosti sotto variegate, autorevoli e legittimate forme, non siamo più in grado di riconoscere.
Fu fotografo, scrittore, medico, banchiere, ministro, ambasciatore e guerrigliero, e addirittura, come lo definì Jean-Paul Sartre, " l'uomo più perfetto della nostra epoca ", ma forse, più di tutto, fu l'uomo giusto nel momento giusto.

Sensibile ed attento alle ingiustizie ed alle diseguaglianze, incarnò un ideale, un ideale che ebbe il coraggio di seguire fino alla fine. Non si fermò perchè percepì la corruzione, il compromesso e la mollezza che si avvicendano all'uomo che si adagia.
Per noi, che non conosciamo un fine e non osiamo nessun mezzo se non quello del giudizio verso chi crede, cerca e tenta un'impresa; per noi, che crediamo di sapere chi era o non era, se era giusto o non giusto; per noi, che che dall'angolo del nostro comodo divano non abbiamo mai preteso nè osato un sogno, ciò che quest'uomo ci ha lasciato sia valso non solo un giudizio o un'alzata di spalle, ma almeno lo sforzo di un pensiero.
Riconobbe ciò che a noi ancora sfugge; vide in faccia il potere, la sua arroganza, la sua tirannia, la sua crudeltà, ma soprattutto la sua capacità di confondere......e fece quello che ritenne giusto.

Vieja Maria

La "Vieja Maria" era una vecchietta ammalata gravemente d'asma, lavandaia molto povera e ricoverata nell'ospedale messicano in cui lavorava Guevara. Questi le dedicò attenzioni molto particolari e piene di affetto, assistendola fino alla notte in cui morì.

Vecchia Maria, stai per morire, voglio parlarti seriamente. La tua vita è stata un rosario completo di agonie, senza un uomo amato, salute o denaro, solo la fame da esser ripartita; voglio parlare della tua speranza, delle tre distinte speranzeche la figlia tua fabbricò senza sapere come. Prendi questa mano di uomo che sembra di bimbo, nelle tue levigate dal sapone giallo. Strofina i tuoi duri calli e le pure nocche, contro la soave vergogna delle mie mani di medico. Ascolta, nonnina proletaria: credi nell'uomo che giunge, credi nel futuro che non vedrai mai. Non pregare il dio inclemente, che per tutta una vita tradì la tua speranza. Non chiedere clemenza alla morte, per veder crescere i bruni oggetti delle tue carezze; i cieli son sordi e in te comanda il buio; al di là di tutto avrai però una vendetta rossa, lo giuro sull'esatta dimensione dei miei ideali; tutti i tuoi nipoti vivranno l'aurora, muori in pace, vecchia combattente. Stai per morire, vecchia Maria; trenta progetti di sudario diranno addio con lo sguardo,un giorno di questi, quando te ne andrai. Stai per morire, vecchia Maria, rimarranno mute le pareti della salaquando la morte si congiungerà all'asmae faranno all'amore nella gola tua. Queste tre carezze forgiate nel bronzo (l'unica luce che allevia la tua notte), questi tre nipoti vestiti di fame, rimpiangeranno le nocche delle vecchie dita dove sempre incontravano un sorriso. Questo sarà tutto, vecchia Maria. La tua vita è stata un rosario si deboli agonie, senza l'uomo amato, salute o allegria, solo la fame da essere ripartita, la tua vita fu triste, vecchia Maria. Quando l'annuncio del riposo eterno, avrà intorbidito il dolore delle tue pupille, quando le tue mani di sguattera perpetua avranno assorbito l'ultima ingenua carezza, pensa a loro…e piangi, povera vecchia Maria. No! Non farlo! Non supplicare il dio indolente, che tutta una vita tradì la tua speranza e non chiedere clemenza alla morte, la tua vita fu vestita orrendamente di fame, termina vestita d'asma. Voglio annunciarti, tuttavia, con voce bassa e virile di speranza, la più rossa e virile delle vendette, voglio giurarlo sull'esatta dimensione dei miei ideali. Prendi questa mano di uomo che sembra di bimbo, nelle tue levigate dal sapone giallo. Strofina i tuoi duri calli e le pure nocche contro la soave vergogna delle mie mani di medico. Riposa in pace, vecchia Maria, riposa in pace, vecchia combattente, tutti i tuoi nipoti vivranno l'aurora, ... LO GIURO.




giovedì 10 maggio 2007

L'IMPAREGGIABILE SOSTEGNO DEI CLASSICI

La vita, il presente, la morte, il tempo.

Percorrendo il sentiero della ricerca, con l'esercizio, l'io che si concentra su se stesso scopre che non è ciò che credeva di essere; scopre che è tempo di non confondersi più con gli oggetti e le emozioni per i quali ha vissuto e provato attaccamento.
La presa di coscienza è un atto di ascesi e di distacco e come diceva Plotino, di separazione da tutto ciò che è estraneo :

"Se non riesci ancora a vedere la tua propria bellezza, fa come lo scultore di una statua che deve riuscire bella: toglie questo, raschia quello, leviga in quel punto, pulisce quell'altro, fino a fare apparire il bel viso della statua. Allo stesso modo, anche tu togli tutto ciò che è superfluo, raddrizza tutto ciò che è storto, purificando tutto ciò che è oscuro per renderlo lucente, e non cessare di scolpire la tua propria statua fino a che non brillerà in te la chiarezza divina della virtù." Plotino, "Enneadi"

L'attimo di attenta presenza è totalmente circoscritto al presente e si separa da ciò che ha fatto e detto in passato e da ciò che vivrà in futuro. Come diceva Marco Aurelio, "non si vive che il presente, dunque l'infinitamente piccolo; il resto o è già vissuto o è incerto", e Seneca, "il passato non mi riguarda più, il futuro non mi riguarda ancora."
Ciò che si rifiuta non è il pensiero del passato, o del futuro, ma le passioni che questo pensiero può portare con se, le vane speranze, i vani desideri, i vani rimpianti.
Coscienza di Sè è attenzione su un io che agisce e vive, istante dopo istante, in un momento presente. E' la vita in un continuo presente che va amato, assaporato, e con il dubbio della morte che ci attende, venerato in ogni suo scorrere.

Agire, parlare, pensare sempre, come chi può in qualsiasi momento uscire dalla vita.
Compi ogni azione della tua vita come fosse l'ultima, tenendoti lontano da ogni superficialità.
Ciò che porta alla perfezione nel modo di vivere è il trascorrere ogni giorno come fosse l'ultimo ...
Che ogni giorno la morte sia davanti ai tuoi occhi, e mai avrai alcun pensiero basso nè alcun desiderio eccessivo. M. Aurelio, I ricordi / Eppiteto, Manuale / Seneca, Epistulae

Colui che tiene la coscienza fissa nel presente non mancherà di nulla, poichè c'è, in questo momento, il valore assoluto dell'esistenza, e nello stesso tempo il valore assoluto dell'intenzione morale. Può valere, un simile istante, un'intera vita.

Al momento di andare a dormire, diciamo nella gioia e nell'allegria: . Se un Dio ci concede ancora un domani, riceviamolo con allegria. E' pienamente felice, ha il tranquillo dominio di sè, colui che attende il domani senza irrequietezza.
Chiunque abbia detto a se stesso: "Ho vissuto", si alza ogni giorno grazie a un dono insperato... Affrettati a vivere, e considera ogni giorno come fosse una vita compiuta....
Possiede la pace dell'anima colui per il quale, ogni giorno, la vita è stata intera. Seneca, Epistulae

Fondamentale è concentrarsi sul presente, viverlo intensamente evitando di proiettare i propri desideri nel futuro. Il presente basta alla felicità.

Il presente, pensa a ben disporlo con spirito sereno. Tutto il resto viene portato via come un fiume.
Persuaditi che ogni nuovo giorno che si alza sarà per te l'ultimo. Così con gratitudine tu riceverai ogni ora come insperata. Orazio, Odae / Seneca, Epistulae

Ed il merito della morte è quello di dare valore ad ogni giorno e ad ogni istante della vita. Saggio è dunque vivere sempre ogni momento come fosse l'ultimo.... e con gratitudine, poichè, sempre nella prospettiva della morte, ogni istante che ci resta appare come un dono meraviglioso.

Ricevere, riconoscendone tutto il valore, ogni momento del tempo che si aggiunge, come provenisse da una fortuna meravigliosa e incredibile. Filodemo, Sulla morte.

Prendere coscienza dello splendore dell'esistenza sgusciando dal disordine dei desideri e dalle futili distrazioni che ci nascondono la vita stessa. Il tempo perduto nella riflessione sul mistero dell'esistenza ci ripaga con un orizzonte che non conosce limiti.

Non essendo padrone del domani, è ancora al domani che rimandi la tua gioia, e così la vita si consuma invano, in questo rinviare, e ognuno di noi muore senza mai aver assaporato la pace. Epicuro




mercoledì 2 maggio 2007

Riflessione

I popoli non dovrebbero temere i propri governi,... sono i governi che dovrebbero avere paura dei loro popoli.