mercoledì 30 aprile 2008

Il paradigma perverso (1)

Il paradigma è perverso e smascherato l’inganno esso conduce alla lacerante convivenza.
Due le possibilità, o la fuga o la passiva accettazione. La conoscenza non si cancella e nella confusione della quotidianità, nel cercar di calarla nel debito torpore, produce un sinistro e stridente effetto da attrito.
Questo è il mondo della massimizzazione, della massimizzazione del profitto, e non c’è più alcuna speranza che naturalmente esso tenda all’evoluzione, all’equilibrio ed all’armonia.
Il flash illusorio dell’era tecnologica reclama, dopo una rapida inversione di marcia, ingentissime risorse umane ed ambientali. La cultura non è riuscita a correggere la stortura e ha ceduto il passo all’accettazione passiva e giustificata.
Gli uomini vedono corto e dimenticano presto, anche se la storia, con i suoi meccanismi, continua a seguirci, semplice, vicina e chiara.
Il mercato è legge, legge di pochi sui molti, che condiziona la vita dei popoli ed il destino del pianeta. E’ tanto semplice e ripetuto da sembrar fabula, ma è proprio in questo che sta la sua forza.
La competizione del mercato globale esige insindacabilmente massima resa delle risorse umane con sempre minor spesa, ricorrendo per questo al plagio mediatico ed agendo sul modo di pensare dove prima poteva con la forza.
Il paradigma è perverso e troppe parole rischiano di confondere, ma le sue aberrazioni sono ormai nel DNA delle masse e per questo è così difficile scorgerle. Non è più tempo di illusioni né per chi si aspetta di meglio né per chi immagina altro.
A spezzare le sue leggi non saranno né governi né movimenti progressisti né rivoluzioni al suo interno… un paradigma in qualunque maniera reagisca ai più diversi stimoli, conduce sempre a se stesso.
Un nuovo modo di pensare attende l’uomo della massa e da esso un nuovo modo di agire, ma come il vino nuovo non può stare nell’otre vecchio , così una nuova coscienza è necessaria per accoglierlo. Un nuovo modo di pensare spezzerà i vecchi inganni e le vecchie catene e nuovi orizzonti gli appariranno al posto delle ombre.

giovedì 10 aprile 2008

Necessità di una astensione.

Oggi, alle soglie delle elezioni politiche 2008, dire NO AL VOTO non è segno di irresponsabilità, come stanno cercando di farci credere, ma impellente necessità. Le previsioni di un aumento delle astensioni ha dato il via a tutta una serie di messaggi sull’importanza del voto, sul diritto che ne abbiamo e sull’opportunità di una scelta, a differenza dei paesi che non conoscono libertà. E’ questione di sopravvivenza; hanno bisogno di noi, non noi di loro, o almeno non di questi.
È un altro passo della storia d’Italia: si rivà al voto dopo soli due anni, ma più che un passo del popolo italiano è il solito muover di chiappe dalle poltrone del potere. Il dosaggio con il quale ci sono state inoculate la sfacciataggine, l’illegalità e l’impunità della classe politico-imprenditoriale ha inevitabilmente e volutamente portato ad assuefazione. Chi paga, e pagherà è solo il popolo, i miserabili …; la presa per il culo continua, demagogico-amorevolmentedammiilvoto oggi ed arrogante poi, a cose fatte, …. ma nessuna indignazione, … nessuna reazione !
L’indifferenza è la normalità ed il monopolio mediatico si bea di questo funambolismo; nessuna possibilità di elezione diretta dei candidati (legge Merlin) e tutta la lista dei condannati in via definitiva di nuovo al suo posto; le solite pluricoalizioni, le solite facce, le solite bugie ed in più, novità, dei programmi fantascientifici dalle cifre impossibili. Un piccolo sforzo ci chiedono e un grande impegno per quella piccola X che equivale a premere quel bottone che li renderà nuovamente - la nuova casta, eletti e non - intoccabili, ricchi, impunibili, ma soprattutto inutili, nonchè dannosi per noi e per il paese. Ci accusano di indifferenza e qualunquismo, ma hanno solo PAURA che non si vada a votare ! Una scheda nulla fà ancora il loro gioco, ... sanno che ci siamo. Quando non ci vedranno più, allora forse e solo allora, si accorgeranno di noi e ci verrano a cercare.
Per loro è questione di sopravvivenza, e solo gli indifferenti ci possono ancora credere !
Non votare non è indifferenza, ma estrema consapevolezza;
presa di coscienza che solo non alimentando più alla radice, e cioè con il voto, questo sistema, le cose forse cambieranno.
Ci diranno che non fa differenza, e che basta un voto per essere eletti, ma è un monito, e poi chi rappresenti quando nessuno, o quasi, ti ha votato ? Il prezzo di ogni decisione diventa alto quando nessuno ti ha voluto !
Non è indifferenza, ma il primo passo di quella marcia verso la non collaborazione, l’unica arma legale e non violenta, altamente pericolosa, corrosiva e rivoluzionaria, la sola capace di ledere la struttura cristallizzata di un sistema che si alimenta e continua a vivere nutrendosi per lo più del tacito consenso di un popolo ormai disilluso e distratto.
Tra le pieghe della speranza perduta di una qualsiasi partecipazione proficua, l’alba di un'idea pericolosa: quella dell’astensione, della non collaborazione, della non partecipazione creativa.
Il futuro non è incerto solo quando per tranquillità continuiamo a rigettarci il già vissuto, ma non sempre questo è un bene.
I giorno sono nostri ….. la storia non si fà da sola.