lunedì 31 dicembre 2007

Glorie perdute.

Niente più che meri strumenti da lavoro senza dignità; la merce prevale e vale molto di più, perchè produce denaro e costa ; noi, ... strumenti rimpiazzabili al ribasso. La storia ha fatto il suo corso, e nulla è cambiato.
Pensavo che quello dell'uomo fosse un destino glorioso e non magari, quello di morire d'infarto, con la testa dentro il cesso, vomitando dal nervoso per una vita che non riesce più inspiegabilmente a quadrare.
Il paradigma è ormai troppo perverso, non c'è più spazio di fuga, nè possibilità di avanzare; i cancelli già chiusi ora si stringono.
Il paradigma è troppo perverso; l'unica possibilità ... tornare indietro, procedere a ritroso, sgusciare da tutta questa merda. E tentare.
E Dio benedica l'uomo cieco, affinchè possa guidare gli altri ciechi.

lunedì 29 ottobre 2007

4 MILIONI

Circa quattro milioni di precari in Italia e naturalmente non c’è nulla di cui lamentarsi visto che sono pochi rispetto ai circa 23 milioni di unità di forza lavoro. Il solito ritornello dice di esser contenti, ma chiunque abbia un briciolo di buon senso e di accortezza verso le dinamiche in gioco sa che questi numeri sono destinati a salire, visto che siamo solo all’inizio, e che l’altra fettona di lavoratori attende e vede quella scure sopra la sua testa, pronta a tagliate con il passato, con quel passato di conquiste che ha regalato alla manovalanza italiana un minimo di dignità.
La strada doveva essere in salita, ma l’imperativo di oggi guarda di nuovo al ribasso, e gli sforzi degli statisti tendono l’occhio ai vecchi contratti, troppo esosi e pretenziosi, da azzerare, modificare, magari potendo, mettendo mano anche sulla costituzione.
L’imperativo è : “.. l’azienda Italia deve diventare competitiva“. Come, anche il più stupido è in grado di capirlo.

Ora mi domando, domando a questa nuova realtà che via via va oggettivandosi con ripercussioni sociali e comportamentali e che comunque ha avuto modo di fiorire grazie a condizioni favorevoli, domando alla comunità, ben definita dei precari di oggi :
Siamo sicuri che a risolvere i nostri problemi saranno proprio quelli che a braccio teso ci tengono con la mano stretta sul collo ?
Pensiamo che questa elite sarà disposta a piegare un po’ il braccio per avvicinarci e magari anche a mollare un po’ la presa ?
Pensiamo forse che qualche araldo della politica, sulle ali dei nostri ideali, sarà così ardito da puntare i piedi per cercare di piegare questo braccio, che è il cartello di una nuova ed ulteriore alienazione ?
Pensiamo forse che questo potere di tecnici speculatori e questo o il prossimo governo, suo servo ed alleato, saranno disposti a mollare, magari un centimetro, invece di cercare qualunque via per annientare ogni possibilità di appiglio che ci resta ?
Quattro milioni di unità sono già in scacco, con addosso la paura di perdere anche quel poco, con la speranza che qualcuno li aiuterà.
A tutto questo risponderei che c’è bisogno di darsi da fare e che il terreno sul quale si sta crescendo dovrà essere lavorato con cura e fatica, magari anche dissodato e mondato dalle impurità, rinnovato e soprattutto concimato con una nuova e forte e chiara idea di futuro. “ Forte e chiara idea di futuro “, perché sono in molti ad avere “futuri” pronti e confezionati per noi e pronti a propinarceli approfittando delle nostre incertezze.
L’adunata dovrebbe essere già suonata da parecchio, ma trova le file vuote forse perché il vecchio buon senso ci chiede ancora tempo e speranza ; ….. ma è giusto buon senso aspettare che chi ha il culo al caldo a 15000 euro al mese si rimbocchi le maniche per noi con il rischio di esser magari espulso dalla casta dei privilegiati ?
Per ora quattro milioni ; ….. tremerebbero se ci sapessero accorti, pronti e sensibili alle tremende lotte passate per la conquista della dignità ; pronti, liberi dalla paura e dai vecchi schemi, attenti alla realtà di tutti, con la nuova forza di giuste aspettative non più sperate, ma pretese. Quattro milioni con una nuova coscienza a sicurezza di tutta quelle serie di pronosticati bersagli deboli della società, pronti ad esser messi a segno dalla amichevole mano del Mercato, quattro milioni che in uno slancio verso il futuro diventano la forza detentrice di tutti.
Precariato nasce come frattura da quel minimo di stabilità conquistata con un secolo e mezzo di lotte; precariato vuol dire chiusura con quel passato, fine con quel poco di certezza e presenza di nuovo dubbio e nuove paure ; precariato non è contingenza storica, ma necessità imperante del mercato.
“ Hanno pensato a fondo come fregarci, ma hanno fatto un grosso sbaglio, …. ci hanno dato un nome e una nuova identità , e grazie a questa ci riconosceremo, ci muoveremo, combatteremo e riscattato il nostro destino e la possibilità di scelta, rinasceremo ".

sabato 9 giugno 2007

Un sogno per domani.

Non saremo nè riformisti nè revisionisti e forse nemmeno rivoluzionari, se non nel fatto che
saremo creatori di sogno, di un nuovo e grande sogno.
Se hanno ostruito le strade dei nostri sogni, censurato la poesia che ci permetteva di riconoscerli e spezzato con violenza ogni speranza che ad essi anelava, allora, non ci resta che sprofondare, introiettarci in noi stessi e scoprire che la fuga dalle trame dell'orrore non può esser che salvezza.
Nel profondo di noi stessi riconosceremo e faremo nostro un sogno, e ci crederemo, e combatteremo veramente per esso quando scopriremo che non è solo il nostro, ma una parte dell'insieme dei sogni, del grande sogno assopito nell'uomo, che ci condurrà al reale.
Nei reconditi livelli dell'essere, ideali, aspirazioni e reali bisogni si riconosceranno in una nuova unità di vedute e di proposito, un proposito che ci condurrà alla libertà.
Il futuro non è più da predire, ma da creare, ma per crearlo, per combattere per costruirlo, questo futuro, bisogna prima sognarlo...e per questo, avremo bisogno di osare !

domenica 3 giugno 2007

LOTTA DI CLASSE

Ho ascoltato qualche giorno fa le proposte di Draghi, governatore della banca d'Italia e gli elogi a lui rivolti da Montezemolo, presidente di Confindustria. Ho ascoltato con rammarico, con tristezza, il bisogno di aumentare la media dell'età pensionabile (ancora e per l'ennesima volta), di adeguamento delle stesse pensioni, dei salari e tutta la solita solfa ancora necessaria per diminuire il debito e per essere competitivi nel mercato.
Sono economisti, lavorano su un parametro e devono far quadrare i conti e per farlo, agiscono su altri parametri. Detta in parole povere, senza tante digressioni politiche o demagociche da salotto televisivo, il parametro su cui si va ad agire di più è sempre il popolo, soprattutto quello dei lavoratori, e non gliene frega un cazzo se si andrà in pensione a 80 anni, se non si arriva a fine mese e magari se dopo aver fatto, scontenti, un lavoro di merda per tutta una vita, con il loro salvacondotto, ci reincamminiamo sulla via del regresso che ci riproietta, e forse ci siamo già, dalla stagione del vivere a quella del sopravvivere.
Ce lo dicono in faccia, ma non sappiamo riconoscere il meccanismo..... siamo , come è sempre stato, attrezzi da lavoro; un paramero su cui agire per far bene all'economia !
Sembrerebbe una visione superficiale, ma addentrandosi nel meccanismo "economia-politica-stato sociale", si perde completamente di vista una realtà fondamentale, che poi è quella di sempre.
Siamo già nel futuro, con la scienza e la tecnologia ad un punto tale da render possibile a tutti una vita degna di esser vissuta, ma nello stesso tempo schiavi dei soliti meccanismi tribali che relegano le masse a meri strumenti da lavoro senza dignità.
Il capitale ha cambiato molte facce, ma la lotta rimane quella di sempre. Patrizi e plebei, baroni e servi, oppressori ed oppressi; è la storia, come diceva Marx, della società umana. E' la dualità del mondo, la polarità che genera la manifestazione ed il ricorso ad eventi passati così estremi è utile per capire che senza opposti non può esserci equilibrio.
Arriveranno a convincerci che siamo comunque nel lusso e che un livello di vita, magari come quello degli inizi del XX secolo, sarebbe più che accettabile, ma spero che la cultura raggiunta ci suggerisca che soluzioni simili si possano verificare solo per libera ed individuale scelta.
E' necessario riconoscersi in una classe, senza riferimenti al passato, a nuove condizioni di appartenenza, più evolute, e proprio per questo con più alte pretese.
Finchè non ci riconosceremo e staremo soli, saremo decimati ; uniti saremo una fortezza, una fortezza inespugnabile. Forse non ci sono rivoluzioni da fare, ma solo un turbo capitalismo ed una economia globale da "ammansire severamente" ed uno STATO da creare, che non sia più servo del mercato e la piazza affari dei tiranni ma che sia il braccio e la voce di un nuovo cuore e di una nuova mente collettivi .

sabato 12 maggio 2007

Realtà nella coscienza

All'inizio lo dissero riferendosi alle grandi fabbriche e manifatture, oggi, nel post industriale, diciamo che il capitalismo arrogante, l'economia globale, discriminante e svilente, le aspettative depresse, le aspirazioni congelate, i co.co.co., i gironi dei call center, i contratti a termine e tutto l'orizzonte che tiene alta la produttività, ma che porta al ribasso la dignità dell'uomo, fondano la loro esistenza proprio nella "miseria di una classe"; ...... fintanto che questa classe non riconoscerà sè stessa.

venerdì 11 maggio 2007

La poesia di Ernesto

Mi sta a cuore una poesia, una dolcissima poesia scritta da un uomo del nostrto tempo, un uomo che si imbattè in problemi che riguardano ancora l'oggi, forse i nostri problemi, ma che nascosti sotto variegate, autorevoli e legittimate forme, non siamo più in grado di riconoscere.
Fu fotografo, scrittore, medico, banchiere, ministro, ambasciatore e guerrigliero, e addirittura, come lo definì Jean-Paul Sartre, " l'uomo più perfetto della nostra epoca ", ma forse, più di tutto, fu l'uomo giusto nel momento giusto.

Sensibile ed attento alle ingiustizie ed alle diseguaglianze, incarnò un ideale, un ideale che ebbe il coraggio di seguire fino alla fine. Non si fermò perchè percepì la corruzione, il compromesso e la mollezza che si avvicendano all'uomo che si adagia.
Per noi, che non conosciamo un fine e non osiamo nessun mezzo se non quello del giudizio verso chi crede, cerca e tenta un'impresa; per noi, che crediamo di sapere chi era o non era, se era giusto o non giusto; per noi, che che dall'angolo del nostro comodo divano non abbiamo mai preteso nè osato un sogno, ciò che quest'uomo ci ha lasciato sia valso non solo un giudizio o un'alzata di spalle, ma almeno lo sforzo di un pensiero.
Riconobbe ciò che a noi ancora sfugge; vide in faccia il potere, la sua arroganza, la sua tirannia, la sua crudeltà, ma soprattutto la sua capacità di confondere......e fece quello che ritenne giusto.

Vieja Maria

La "Vieja Maria" era una vecchietta ammalata gravemente d'asma, lavandaia molto povera e ricoverata nell'ospedale messicano in cui lavorava Guevara. Questi le dedicò attenzioni molto particolari e piene di affetto, assistendola fino alla notte in cui morì.

Vecchia Maria, stai per morire, voglio parlarti seriamente. La tua vita è stata un rosario completo di agonie, senza un uomo amato, salute o denaro, solo la fame da esser ripartita; voglio parlare della tua speranza, delle tre distinte speranzeche la figlia tua fabbricò senza sapere come. Prendi questa mano di uomo che sembra di bimbo, nelle tue levigate dal sapone giallo. Strofina i tuoi duri calli e le pure nocche, contro la soave vergogna delle mie mani di medico. Ascolta, nonnina proletaria: credi nell'uomo che giunge, credi nel futuro che non vedrai mai. Non pregare il dio inclemente, che per tutta una vita tradì la tua speranza. Non chiedere clemenza alla morte, per veder crescere i bruni oggetti delle tue carezze; i cieli son sordi e in te comanda il buio; al di là di tutto avrai però una vendetta rossa, lo giuro sull'esatta dimensione dei miei ideali; tutti i tuoi nipoti vivranno l'aurora, muori in pace, vecchia combattente. Stai per morire, vecchia Maria; trenta progetti di sudario diranno addio con lo sguardo,un giorno di questi, quando te ne andrai. Stai per morire, vecchia Maria, rimarranno mute le pareti della salaquando la morte si congiungerà all'asmae faranno all'amore nella gola tua. Queste tre carezze forgiate nel bronzo (l'unica luce che allevia la tua notte), questi tre nipoti vestiti di fame, rimpiangeranno le nocche delle vecchie dita dove sempre incontravano un sorriso. Questo sarà tutto, vecchia Maria. La tua vita è stata un rosario si deboli agonie, senza l'uomo amato, salute o allegria, solo la fame da essere ripartita, la tua vita fu triste, vecchia Maria. Quando l'annuncio del riposo eterno, avrà intorbidito il dolore delle tue pupille, quando le tue mani di sguattera perpetua avranno assorbito l'ultima ingenua carezza, pensa a loro…e piangi, povera vecchia Maria. No! Non farlo! Non supplicare il dio indolente, che tutta una vita tradì la tua speranza e non chiedere clemenza alla morte, la tua vita fu vestita orrendamente di fame, termina vestita d'asma. Voglio annunciarti, tuttavia, con voce bassa e virile di speranza, la più rossa e virile delle vendette, voglio giurarlo sull'esatta dimensione dei miei ideali. Prendi questa mano di uomo che sembra di bimbo, nelle tue levigate dal sapone giallo. Strofina i tuoi duri calli e le pure nocche contro la soave vergogna delle mie mani di medico. Riposa in pace, vecchia Maria, riposa in pace, vecchia combattente, tutti i tuoi nipoti vivranno l'aurora, ... LO GIURO.




giovedì 10 maggio 2007

L'IMPAREGGIABILE SOSTEGNO DEI CLASSICI

La vita, il presente, la morte, il tempo.

Percorrendo il sentiero della ricerca, con l'esercizio, l'io che si concentra su se stesso scopre che non è ciò che credeva di essere; scopre che è tempo di non confondersi più con gli oggetti e le emozioni per i quali ha vissuto e provato attaccamento.
La presa di coscienza è un atto di ascesi e di distacco e come diceva Plotino, di separazione da tutto ciò che è estraneo :

"Se non riesci ancora a vedere la tua propria bellezza, fa come lo scultore di una statua che deve riuscire bella: toglie questo, raschia quello, leviga in quel punto, pulisce quell'altro, fino a fare apparire il bel viso della statua. Allo stesso modo, anche tu togli tutto ciò che è superfluo, raddrizza tutto ciò che è storto, purificando tutto ciò che è oscuro per renderlo lucente, e non cessare di scolpire la tua propria statua fino a che non brillerà in te la chiarezza divina della virtù." Plotino, "Enneadi"

L'attimo di attenta presenza è totalmente circoscritto al presente e si separa da ciò che ha fatto e detto in passato e da ciò che vivrà in futuro. Come diceva Marco Aurelio, "non si vive che il presente, dunque l'infinitamente piccolo; il resto o è già vissuto o è incerto", e Seneca, "il passato non mi riguarda più, il futuro non mi riguarda ancora."
Ciò che si rifiuta non è il pensiero del passato, o del futuro, ma le passioni che questo pensiero può portare con se, le vane speranze, i vani desideri, i vani rimpianti.
Coscienza di Sè è attenzione su un io che agisce e vive, istante dopo istante, in un momento presente. E' la vita in un continuo presente che va amato, assaporato, e con il dubbio della morte che ci attende, venerato in ogni suo scorrere.

Agire, parlare, pensare sempre, come chi può in qualsiasi momento uscire dalla vita.
Compi ogni azione della tua vita come fosse l'ultima, tenendoti lontano da ogni superficialità.
Ciò che porta alla perfezione nel modo di vivere è il trascorrere ogni giorno come fosse l'ultimo ...
Che ogni giorno la morte sia davanti ai tuoi occhi, e mai avrai alcun pensiero basso nè alcun desiderio eccessivo. M. Aurelio, I ricordi / Eppiteto, Manuale / Seneca, Epistulae

Colui che tiene la coscienza fissa nel presente non mancherà di nulla, poichè c'è, in questo momento, il valore assoluto dell'esistenza, e nello stesso tempo il valore assoluto dell'intenzione morale. Può valere, un simile istante, un'intera vita.

Al momento di andare a dormire, diciamo nella gioia e nell'allegria: . Se un Dio ci concede ancora un domani, riceviamolo con allegria. E' pienamente felice, ha il tranquillo dominio di sè, colui che attende il domani senza irrequietezza.
Chiunque abbia detto a se stesso: "Ho vissuto", si alza ogni giorno grazie a un dono insperato... Affrettati a vivere, e considera ogni giorno come fosse una vita compiuta....
Possiede la pace dell'anima colui per il quale, ogni giorno, la vita è stata intera. Seneca, Epistulae

Fondamentale è concentrarsi sul presente, viverlo intensamente evitando di proiettare i propri desideri nel futuro. Il presente basta alla felicità.

Il presente, pensa a ben disporlo con spirito sereno. Tutto il resto viene portato via come un fiume.
Persuaditi che ogni nuovo giorno che si alza sarà per te l'ultimo. Così con gratitudine tu riceverai ogni ora come insperata. Orazio, Odae / Seneca, Epistulae

Ed il merito della morte è quello di dare valore ad ogni giorno e ad ogni istante della vita. Saggio è dunque vivere sempre ogni momento come fosse l'ultimo.... e con gratitudine, poichè, sempre nella prospettiva della morte, ogni istante che ci resta appare come un dono meraviglioso.

Ricevere, riconoscendone tutto il valore, ogni momento del tempo che si aggiunge, come provenisse da una fortuna meravigliosa e incredibile. Filodemo, Sulla morte.

Prendere coscienza dello splendore dell'esistenza sgusciando dal disordine dei desideri e dalle futili distrazioni che ci nascondono la vita stessa. Il tempo perduto nella riflessione sul mistero dell'esistenza ci ripaga con un orizzonte che non conosce limiti.

Non essendo padrone del domani, è ancora al domani che rimandi la tua gioia, e così la vita si consuma invano, in questo rinviare, e ognuno di noi muore senza mai aver assaporato la pace. Epicuro




mercoledì 2 maggio 2007

Riflessione

I popoli non dovrebbero temere i propri governi,... sono i governi che dovrebbero avere paura dei loro popoli.

venerdì 27 aprile 2007

TUC Le origini, la sola speranza.

La primavera dell'uomo comune è alle porte.
Il popolo delle cavie, rassegnato all'amarezza sta tracimando dall'orlo del contegno.
Ti hanno insegnato ad essere giusto da generazioni...a te, uomo comune, è stato insegnato a non rubare, a non mentire, che era bene pagare ogni bolletta prima della scadenza, a non restare un solo giorno senza assicurazione, a non sprecare, ed ancora a pagare le multe, tutte le varie tasse, i bolli, gli una-tantum, a fare le revisioni, e guai a non rispettare le scadenze....
Ti è stato detto che le paghe non possono aumentare, che bisogna adeguarsi al mercato, che non possiamo restare indietro, e che la precarietà è un bene per il paese, e che comunque sia c'è bisogno di un po' più di sforzo,... ma soprattutto, ti è stato detto che devi sempre e comunque consumare, e se non ce la fai puoi utilizzare le rate.
Ti è stato urlato che il mercato detta le leggi e che né lo stato né le tue aspirazioni né il diritto ad una vita dignitosa possono altro se non sottomettersi a queste leggi.
Spudoratamente ti sono stati mostrati i voltafaccia del sistema e del potere e costantemente come la menzogna, la frode e l'ingiustizia possano essere per alcuni legittimate;..... e questo perchè sono sicuri che tu non sia più in grado di pensare.
I tempi della propaganda, della demagogia e della retorica anestetizzante volgono al termine; la corda è stata tesa troppo ed il numero dei disillusi è aumentato a dismisura.
I giorni dell'ignoranza sono passati e di tutto ciò che è stato bevuto ora si è giunti a sazietà ; viene meno il processo di ottundimento e l'omologazione comincia a mostrare i suoi primi segni di insoddisfazione.
Nessuna prepotente nuova ideologia è necessaria, nessuna nuova sigla combattente, nè nuova gratuita violenza ... il TUC è la primavera dell'uomo comune, è la somma del convergere di uno sguardo su di sè, su l'altro e sull'insieme. Il TUC è il risveglio.
Il TUC è il frutto della necessità di un certo momento storico.
Il TUC è una stella che esplode a seguito del conflitto di interessi che vede schierate le logiche del mercato, la politica, la giustizia, il potere e la vera natura umana.
E' già accaduto, ma le modalità potrebbero essere diverse....
Conosciamo ciò che è stato ed il nuovo potrebbe sorprenderci !
Il TUC è il segno del popolo con la p maiuscola, il TUC è il calore della natura del popolo, il TUC è il fermento del giusto che giace nell'uomo.
Il TUC è l'amore nell'uomo che scavalca l'uomo e che riconosce se stesso, il simile, il diverso, i popoli e le necessità.
Il TUC è la grande adunanza verso un destino che non avremmo mai osato sognare.
Il luogo del TUC è quell'attimo di silenzio, all'ombra dei giochi di potere; la quiete che osserva, che pensa e che sente ... prima della tempesta.
Se lo vedremo scritto sui muri, o ovunque sia, significa che una grande e silenziosa rivoluzione è già in atto e che il tempo degli onori per i tiranni sta per finire.

La stanca medietà attende l'alba, dalle sue potenzialità e dalla sua marcia sta per nascere il TUC :

IL TERRORE DELL'UOMO COMUNE .... il figlio del popolo.

mercoledì 11 aprile 2007

IL MISTERO DEL GOLGOTA

Troppo lontani per crederci, troppo lontani per comprenderne la grandezza, troppo lontani per la tremenda lotta e l’immenso gaudio…
La filosofia non riuscì a tenerne il passo, la scienza non osò voltarsi indietro e la teologia si dimostrò troppo debole per riconoscere e sopportare il suo divino retaggio.
Gli uomini, non solo dimenticarono , ma dispersero presto ogni traccia delle loro sacre origini.
Ma del grande evento rimase un sigillo : “I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno mai “… ed ecco l’opportunità, la fune gettata, ..... gettata nel mare di un tempo che conserva ancora la sua speranza.

domenica 8 aprile 2007

PASQUA


Ogni anno, al cospetto dell’equinozio, la grande opportunità.
L’estrema perfezione raggiungibile dall’umana possibilità… per i secoli a venire.
La sostanza Cristica presente si condensa nel giorno del supremo dolore, per liberarsi, tolta la pietra tombale, in atomi di perfettibilità al terzo giorno dalla ricostruzione del tempio.
Evento cardine per l’umana gente,… il giro di boa, il colpo di scure che spezza le limitatezze, la fune che traina nelle sfere dove la fede, ormai cristallizzata, si scioglie nel bagno della trasfigurazione e dell’ignea conoscenza.
Ciò che si consuma all’ombra del Golgota và oltre le parole che l’uomo è normalmente abituato ad usare per descrivere ciò che conosce.
Il linguaggio dell’anima pone, ai piedi della croce, logica, razionalità e fede e si affida al sentimento per cercar di tradurre la grandezza e la forza della divinità che cerca di venirci incontro.
Sono i giorni del grande enigma dell’uomo, i giorni di uno spiraglio nelle porte del cielo, ma anche i giorni dell’indicibile fatica…. “Di coloro che si accalcarono davanti alla Sua culla a Betlemme, quanti ascesero il calvario con Lui ?…troppo lunga era la via, troppo pesante il sarcofago da sollevar ! “
Ogni anno, al cospetto dell’equinozio, la grande opportunità…il battito d’ali di una colomba ed un vibrar di anime al suono di una stupenda melodia…… fino alla fine dei giorni.

venerdì 6 aprile 2007

Overture


Dicevano che l'uomo doveva essere il fine e mai il mezzo, ma quando il capitale fece la sua comparsa, l'uomo divenne il suo aratro. La grande rivoluzione industriale e tecnologica portò con se, non solo grandi promesse e l'illusione delle grandi possibilità per tutti, ma anche il suo lato oscuro, IL CAPITALE.
Il capitale doveva servire all'uomo, ma l'uomo si fece servo del capitale.
Combatterono, anche con la vita, per non soccombere ad una nuova e prepotente forma di potere che produceva schiavitù su larga scala e con nuove vesti.
Da allora, il tempo guarì le ferite, la schiavitù si spostò, ma il capitale conobbe sempre nuova forza... si fece abile, si fece fantasma.
La cultura difese le masse da una ulteriore coercizione, ma il nuovo imperativo fu che quello che non si poteva ottenere con la forza lo si poteva ottenere ugualmente cambiando il comune modo di pensare.
La nuova medicina fece effetto ed oggi l'uomo è più servo e strumento di allora, ... ma non sa di esserlo.
Dietro di lui, le rivoluzioni hanno fallito, ma le idee che le generarono dormono nei cuori dei meno assopiti. L'eco di un passato sempre presente si farà più forte man mano che l'orecchio si ritrarrà dal frastuono della modernità, fino a che a svegliarsi non sarà solo l'uomo, ma anche quelle idee, mai morte, figlie della storia; ... un nuovo ponte da gettare per una nuova e dignitosa umanità.
Ma questa è un'altra storia,...la storia del Popolo che riscopre e riconosce se stesso .