Se le istituzioni, soprattutto quelle di destra, sfoderano tricolori per il primo maggio è solo perchè è ormai misconosciuto il carattere transnazionale della moltitudine lavoratrice (quello che un tempo era il proletariato di tutto il mondo), se c'è spazio per un dibattito su apertura dei negozi è solo perchè questa moltitudine non ha più nè forza nè degni rappresentanti e quello che un tempo sarebbe stato impronunciabile, soprattutto per timore, oggi diviene possibile.
Il silenzio sui fatti, le manipolazioni linguistiche, le retoriche dei manager di stato ed il gioco è fatto: una cultura fondata sull'ignoranza, intesa come non conoscenza, non può che reggersi sulle più acute contraddizioni.
Ed ecco che se un tempo ci sarebbe stato timore di aprire un negozio durante la festa dei lavoratori, oggi non solo non c'è alcun timore a dirti che lavorerai, ma addirittura viene invocata la tutela dei consumatori, altrimenti destinati a non trovare soddisfazione alla propria domanda. L'economia diviene soggetto anche il primo di maggio.
Ma c'è spazio per le giustificazioni, nelle quali far dissolvere ogni ombra di dubbio. Lavorare oggi diventa un onore al confronto di non lavorare mai e la collaborazione in tempo di crisi diventa un dovere, sicchè i due poli tendono a non essere più così opposti, e più si avvicinano, più il lavoratore si allontana dal grande corpo, più i suoi diritti si dissolvono.
Se c'erano DUE identità che uccidevano l'individualità, la Nazione e la politica, ora non ci resta più alta gratificazione che identificarci con il capitale. Sì, perchè non c'è alcuna contraddizione tra capitale e sociale, tra sfruttati e sfruttatori, tra servi e padroni. Tutto è possibile oggi, basta non volere, basta non pretendere, basta non pensare, basta non essere.
E dunque la mia domanda è : tra tutti quelli che oggi hanno pensato come me, che hanno partecipato ai cortei, che hanno portato bandiere, che hanno incrociato sguardi su cui riflettersi per un po', tra tutti questi, ora, al calar del giorno, pieni di una nuova percezione della realtà, c'è qualcuno che ha provato ad immaginare come dare forma a quella sensazione, a quel senso ormai innato ma sempre così sfuggente, così pronto a ridissolversi come un fantasma alla fine di ogni celebrazione ? C'è qualcuno che continua a sentire un filo che lega un sparenza, un'idea anche immaginaria, una sottile corrente d'aria che anche quando le porte si chiudono continua a tenere acceso un tizzone ancora pronto a divampare ?
Se quando le luci della modestissima ribalta si chiudono qualcuno continua incessantemente a lavorare per il contrario di tutto, è possibile che non ci sia qualche altra possibilità ? E' possibile che non ci sia altro che rimettere tutto nelle mani di cantautori e canzonette ?
Oggi avevamo l'opportunità di identificarci con la sola cosa che può ancora liberare la nostra individualità: la necessità. Stanotte ancora qualche nota. Domani solo se ne rimarrà qualcosa.