Nel giugno 2009 a seguito di eventi scrissi la nota "Genesi", dove enfatizzavo il proverbiale contributo derivato dall'esser sottoposti all'onta della cenere sul capo. Ora l'evento si ripete e mi stupisco come simultaneamente l'indignazione si tramuti in una strano senso di pace, di tiepida e carezzevole calma. Scelgo i termini con cura, cerco di descrivere quel limpido ed elettrico piacere che ride in quello spazio di tempo prima di una nuova tempesta. Sento il sangue scaldarsi, il cuore calmarsi, la mente aprirsi e ciò che prima era confuso si mette a fuoco; metto a fuoco il target, ...e capisco di non esser malato. E la collera, senza bisogno di esser sublimata, mi conduce in uno stato meditativo.
Potrebbe essere una lettera aperta ai miei colleghi, se non fosse che so che per molti ciò non significherà nulla. Possiamo far sì che nulla sia eclatante, possiamo senza paura non farci carico di alcun evento, ma ognuno di questi piccoli ed insignificanti diktat fa parte di un puzzle e questo puzzle è un disegno che alla fine, vuoi o non vuoi, stabilisce i limiti del possibile, determinando le nostre vite. Oh certo, è più facile lasciarsi trasportare dalla corrente qualcuno dirà, e costa minor fatica, ma non è detto che ciò porti minor rischio e con un po' di banale attenzione non è poi così difficile scorgere la cascata. Da tempo si sono serviti degli stolti per saccheggiare risorse che erano un bene comune...e noi, troppo presi da ciò che restava delle briciole,...dimentichi di quanto avevamo e di quanto ancora può spettarci.
So che non c'è abbastanza libertà nè consapevolezza nè ardimento e per questo per molti ciò non ha significato e per questo saremo fatti a pezzi. So che non c'è abbastanza dignità per svegliarsi nè sufficiente indignazione per sollevarsi, e per questo abbiamo già perso.
Ma non è solo per un'offesa che mi ribolle il sangue, ma per ciò che essa può rappresentare. Se a molti può bastare, dico che c'è molto di più per esser gratificati, che non una lenta degenza in attesa che la cartella clinica sia redatta.Solo nella lotta per la vita l'uomo onora e gratifica al massimo l'esistenza, solo nella lotta può conoscere cos'è l'alleanza ed esprimere il massimo di sè, contro chi lo minimizza, gli sottrae e lo determina. E lo spazio della lotta è il nostro spazio quotidiano, ...e se non ora, quando ?
Riprendersi i mezzi per la riproduzione del nostro presente e del nostro futuro, questo è il campo di battaglia, questa è la grandezza di una posta in gioco che con visioni troppo ristrette non riusciamo a cogliere.
E queste le mie righe maledette di questa notte, che il nuovo giorno disperderà al vento.
Ma a chi ha colto grido, ...con amore, per onore, irrefrenabili .